Fori Imperiali - Roma

Edifici e monumenti

Come accennato, i Fori Imperiali sono ricchi di maestosi edifici, opere e monumenti di diversa epoca della storia romana. Alcuni dei più rilevanti sono stati citati nella sezione storica di questo articolo e verranno di seguito esposti in modo più dettagliato.

Il Foro di Cesare

Il Foro di Cesare fu il primo dei Fori Imperiali di Roma, creato nel 46 a. C., per ampliare gli spazi del precedente Foro Romano, diventato ormai caotico e insufficiente per le dimensioni dell’Urbe e il numero dei suoi abitanti.

A differenza del Foro Romano si trattava di un progetto urbanistico studiato a tavolino: una piazza con portici sui lati lunghi e con al centro del lato di fondo il tempio dedicato a Venere Genitrice, da cui Giulio Cesare raccontava discendesse la sua gens, attraverso Iulo, il progenitore della gens Iulia, figlio di Enea, a sua volta figlio di Venere.

Nonostante la progettazione di numerose riforme, il governo di Giulio Cesare fu interrotto dal suo assassinio. Ciò implicò l’intervento del nipote Ottaviano, il suo successore, che proseguì il suo operato. Degno di nota è che Cesare comprò i terreni con il proprio denaro, che all’epoca corrispondeva alla cifra enorme di 60 milioni di sesterzi, facendo un gran dono all’Urbe.

I lavori veri e propri iniziarono tra il 51 e il 48 a.c., con la vittoria della battaglia di Farsalo, che poneva fine alla guerra civile, e in cui si decise di dedicare il tempio a Venere Genitrice, a cui Cesare aveva fatto voto prima della battaglia. Nel 46 a.c. vi fu l’inaugurazione del tempio e della piazza, che tuttavia doveva essere ancora in parte incompleta e venne terminata poi da Augusto.

Si accede al Foro dal Clivo Argentario, strada che correva alle pendici del Campidoglio, dopo aver costeggiato un grande ambiente semicircolare di età traianea con tracce di doppio pavimento. Una scala di travertino porta al portico sul lato sud-occidentale del Foro, con due file di colonne in granito.

Il Foro di Cesare era costituito da una piazza porticata con il lato di fondo chiuso da un tempio, pianta che riprendeva in parte i portici repubblicani nella zona del Circo Flaminio, nonché le piazze forensi delle colonie romane, con portici, taverne sul fondo e con edifici pubblici annessi, tra i quali basiliche civili e curie, ma con innovazioni per cui costituì il modello per i successivi Fori Imperiali.

A differenza del Foro Romano, si trattava di un progetto unitario inserito in un piano regolatore: una piazza di 160 x 75 m., con duplice porticato su tre lati e con al fondo il tempio di Venere. Al centro della piazza era collocata la statua di Cesare, su un cavallo molto simile al Bucefalo, quello di Alessandro Magno, eroe considerato da Cesare un modello da emulare.

Il Tempio di Venere Genitrice

Il termine Genitrice si riferiva alla mitica ascendenza di Cesare, che comprendeva Iulo (ovvero Ascanio), progenitore della gens Iulia, e figlio di Enea, a sua volta figlio della Dea Venere. Ma la Dea Venere era anche progenitrice di tutto il mondo vivente, animale e vegetale.

Il tempio chiudeva la piazza sul lato breve a nord-ovest. I resti ancora visibili comprendono buona parte del podio in cementizio risalente alla fase cesariana. Delle ricche decorazioni restano un breve tratto del colonnato del lato sud-occidentale e numerosi frammenti, in parte esposti nel Museo dei Fori Imperiali.

La struttura disponeva di otto colonne sul fronte e altrettante ai lati ma non sul retro. L’ingresso era connesso a due scalinate sui fianchi, e il podio, rivestito in marmo, era preceduto da due fontane, mentre nel suo interno vi erano statue ed opere d’arte. In particolare ricordiamo: la statua di Venere dello scultore di Arcesilao, nell’abside, la statua di Cesare, la statua in bronzo dorato di Cleopatra, due quadri di Timomaco di Bisanzio, sei collezioni di gemme intagliate e una corazza decorata con perle proveniente dalla Britannia.

Il Foro di Augusto

Come accennato nella sezione Storica di questo articolo, il secondo Foro in ordine cronologico fu quello di Augusto, edificato nell’anno 2 a.C. Era largo 118 m. e lungo 125 m. La vista di oggi non rende l’idea della sua imponenza, offuscata com’è da vie ed edifici moderni. Il Foro infatti si estendeva molto più verso ovest, al di sotto dell’attuale Via dei Fori Imperiali.

Ottaviano aveva promesso di edificare a Roma un tempio dedicato a Marte Ultore, e dopo che gli venne conferito il titolo di Augusto nel 27 a.C. potè finalmente mettere in atto la costruzione del Foro monumentale, finanziato con il bottino di guerra, mentre il tempio di Marte fu edificato invece interamente a sue spese.

Collocato perpendicolarmente al Foro di Cesare, ne riprese la pianta, con una piazza porticata con al centro la statua dell’imperatore e sul cui lato breve si ergeva il tempio di Marte Ultore, che poggiava su un muro perimetrale alto ben 30 m., destinato a separare il Foro dalla via Suburra. Di fronte al portico settentrionale una sala accoglieva la statua colossale di Ottaviano che guidava una quadriga trionfale.

Combinando influenze di tradizioni italiche, romano-repubblicane e greche, nacque lo stile architettonico e decorativo romano, fondamento per tutte le evoluzioni successive. Il modello architettonico e decorativo rappresentato dal Foro di Augusto fu riproposto nei fori delle capitali provinciali occidentali.

Il Tempio di Marte Ultore

Il tempio dedicato a Marte Ultore, cioè il Vendicatore, o “Colui che dalla sconfitta risolleva”, fu costruito da Augusto in memoria della vittoria di Filippi, nel 42 a.c. per vendicare la morte di suo zio Giulio Cesare, approfondita nella sezione Curiosità di questo articolo.

Il tempio si ergeva su un podio di 3,5 m, su una superficie di 40 m x 30, in opera cementizia e blocchi tufacei sotto i muri, e in blocchi tufacei e travertino sotto le colonne che avevano naturalmente un peso maggiore.

Il podio, rivestito in blocchi di marmo sorreggeva, oltre alla cella (parte interna che ospitava l’immagine della divinità), otto colonne corinzie in facciata e altrettante su ogni fianco, terminando sul muro di fondo con una lesena. I colonnati e le pareti esterne della cella erano in marmo lunense.

Sul fronte aveva una scalinata con 17 gradini in marmo, su fondazioni in cementizio, con al centro un altare rivestito di marmo. La cella aveva un’abside curvata sul fondo, con un podio per le statue di culto, e una breve scalinata rivestita da lastre alabastrine. Le statue erano di Marte e Venere, mentre altre sculture erano collocate nelle nicchie sulle pareti, incorniciate tra le colonne.

Il tempio aveva due ingressi, uno a tre archi e uno ad arco singolo. Il portico settentrionale terminava nell’Aula del Colosso, un ambiente ricchissimo di opere, che doveva ospitare la statua colossale dedicata al Genio di Augusto, i cui giganteschi resti sono oggi presso le Terme di Diocleziano. Dopo la morte di Augusto furono aggiunti ai piedi delle scalinate due archi monumentali, dedicati a Germanico e a Druso Minore, della famiglia Iulia.

Nel frontone era rappresentata una scena sacra: al centro Marte appoggiato ad una lancia, alla sua destra Venere ed Eros, seguiti da Romolo in atto di prendere gli auspici, alla sua sinistra la Dea Fortuna, seguita dalla Dea Roma armata. Alle estremità erano rappresentate le personificazioni del Palatino e del Tevere.

Il Foro o Tempio della Pace

Il Foro o Tempio della Pace, come accennato nella sezione Storica di questo articolo, è uno dei Fori Imperiali di Roma, il terzo in ordine cronologico, considerato dai contemporanei come una delle meraviglie del mondo e fatto costruire da Vespasiano nel 75 d.C.

Esso venne ideato come l’ennesima grande piazza, separata dal Foro di Augusto e da quello di Cesare dalla via dell’Argileto, che metteva in comunicazione il Foro Romano con la via Suburra, e più spostata in direzione del Colosseo. Inizialmente separato dal Foro di Cesare e da quello di Augusto, venne successivamente collegato a questi ultimi grazie alla costruzione del Foro di Nerva.

Fu concepito come un vasto quadrilatero circondato da portici, con il tempio inserito nel portico del lato di fondo. L’area aveva una superficie di 135 m. x 100. Non fu considerato in origine come uno dei Fori Imperiali, se non in epoca tarda, citato ,appunto, come Foro della Pace, conosciuto in precedenza con il nome di Tempio della Pace.

La zona centrale non era però lastricata come una piazza, ma decorata con siepi, alberi e piante, con vasche d’acqua, erme e statue, vialetti e panchine, come i giardini dei ricchi Horti romani.

La struttura nacque per onorare la conquista di Gerusalemme da parte di Tito Vespasiano. In seguito ad un incendio il complesso venne ricostruito almeno in parte in epoca severiana agli inizi del III secolo d.c.

Forma Urbis Severiana

Il nucleo principale dei resti del Foro della Pace è accostato alla Basilica di Massenzio, giunto finora a noi perché inglobato dalla chiesa dei Santi Cosma e Damiano e, tradotto dal latino significa Pianta Marmorea Severiana.

E’ situato nel primo ambiente inglobato, di cui resta la parete sud-occidentale alta 18 m. x 13, su cui è incisa la mappa di Roma, versione monumentale di documenti catastali del tempo depositati negli archivi della Prefettura, collocata nel Foro da Settimio Severo nel 211.

I frammenti delle lastre, in tutto 151 divise per 11 filari, sono stati rinvenuti a partire dal 1562 e attualmente si trovano al Museo della Civiltà Romana in attesa di essere definitivamente ricomposti in una sede appropriata. Nonostante si sia conservata molto parzialmente, la Forma Urbis costituisce il documento più importante per la conoscenza della topografia dell’antica Roma.

Il Foro di Nerva

Come accennato nella sezione Storica di questo articolo, nel 98 d.C. venne fatto erigere il quarto Foro Imperiale, quello di Nerva, noto anche come Foro Transitorio per la funzione di transito tra i Fori.

L’idea del Foro fu in realtà di Domiziano, al quale subentrò Nerva in seguito al suo assassinio in una congiura. Domiziano decise di unificare i Fori precedenti facendo costruire una piazza monumentale, nell’area irregolare rimasta libera tra il Tempio della Pace e i Fori di Cesare e di Augusto, sul sito dell*’Argiletum*, antico quartiere di età repubblicana diviso in due settori. Lo spazio rimanente fu utilizzato per un ampio ingresso monumentale, la Porticus Absidata.

La zona in cui venne costruito era quella in cui precedentemente sorgeva il Macellum, (mercato alimentare) di epoca repubblicana, distrutto nell’incendio del 64, e una serie di strutture abitative. Vi sono state inoltre rinvenute, precedenti al quartiere repubblicano, due tombe ad incinerazione datate al IX-VIII secolo a.C.

La pianta della struttura fu condizionata dal poco spazio disponibile tra i complessi precedenti: la piazza era infatti stretta e allungata (120 x 45 m). Per la stessa ragione, non fu possibile erigere i portici laterali: i muri perimetrali furono decorati da un ordine di colonne collocate a brevissima distanza dal muro di fondo. Il fregio, decorazione tipica dell’epoca, riporta la raffigurazione del mito di Aracne e altre scene di incerta interpretazione, comunque da ricondurre alla figura di Minerva.

Al di sopra delle colonne segue un attico decorato con rilievi che raffigurano probabilmente le personificazioni delle province romane. Nella struttura è presente inoltre un pannello in mosaico con una figura maschile itifallica che nuota, affiancata ad un grande animale marino, altri frammenti di pannelli a mosaico con motivi geometrici e vegetali, nonché una serie di tombini per il deflusso dell’acqua, forse per un piccolo edificio termale.

Lungo il settore sinistro, infine, sono emerse strutture a cui si accedeva per mezzo di scale, lungo le quali si aprivano piccoli ambienti, alcuni con pavimentazione a mosaico, molto ristretti; i lucernari, le cancellate in ferro con chiusura per le porte e nicchie nelle pareti per giacigli lignei li hanno rivelati come Ergastula, l’alloggio degli schiavi addetti alle domus.

Il Tempio di Minerva

Il Tempio di Minerva, divinità cara a Domiziano, coronava il lato breve del Foro di Nerva e si ergeva su un alto podio, presentando sulla facciata sei colonne e tre sulla parte anteriore dei lati. Il retro era nascosto alla vista da due ali di muro, che nascondevano l’alto muro del Foro di Augusto e il passaggio verso la Porticus Absidata.

La struttura restò intatta fino alla sua distruzione nel 1606, eseguita per ordine di Paolo V per riutilizzarne i materiali: vennero prese o distrutte le cinquanta colonne che decoravano il muro perimetrale sui lati lunghi, delle quali ne restarono solo due, che assunsero il nome popolare di Colonnacce. Altre parti vennero riciclate per la cappella Borghese in Santa Maria Maggiore e per chiese varie.

Ne resta il fondo della costruzione, poggiata sulle mura serviane, con le due enormi colonne, la decorazione del fregio con scene di lavori femminili, dove la Dea era patrona, e il mito di Aracne, trasformata in ragno da Minerva in competizione con la Dea nell’arte della tessitura. Sull’attico si conserva l’altorilievo di Minerva, con testa coperta da un elmo e uno scudo sorretto dalla sinistra. In basso restano scarsi resti del grande podio.

Nel Museo dei Fori Imperiali è esposto un frammento del fregio, con bucrani e strumenti sacrificali, intagliato su lastre applicate ai blocchi della trabeazione. Sul lato frontale, come si vede dai disegni precedenti alla demolizione seicentesca, fregio e architrave erano invece occupati dall’iscrizione dedicatoria. Il fregio da solo dà l’idea dell’imponenza e della bellezza del tempio.

Il Foro di Traiano

Come accennato nella sezione Storica di questo articolo, tra il 112 e il 113 d.C. venne eretto il quinto e ultimo Foro Imperiale, quello di Traiano. Esso era disposto parallelamente al Foro di Cesare (a nord-ovest di questo) e perpendicolare al Foro di Augusto.

Misurava complessivamente 300 m di lunghezza e 185 di larghezza. La sua piazza porticata fu la più grande mai costruita: un rettangolo di 120 m. x 60, mentre la Basilica Ulpia, edificata l’anno seguente, copriva uno spazio di 120 metri per 90. Era dotato inoltre di un cortile porticato con la famosa Colonna Traiana e le due biblioteche.

Il Foro aveva come nucleo centrale un’ampia piazza rettangolare, con portici sui due lati e una grande statua equestre di Traiano, chiusa sul fondo dalla Basilica Ulpia e pavimentata con lastre rettangolari di marmo bianco. Un’altra statua era situata in cima alla Colonna Traiana, ambedue sono andate perdute.

Sul lato del Foro di Augusto la piazza era chiusa da una struttura con due ali oblique, con colonne in marmo giallo antico e con fregio di amorini che versano da bere a grifoni. E’ probabile che la struttura fosse sormontata da un attico con Daci.

Vennero infine rinvenute altre statue in diverse parti del Foro: tre grandi sculture acefale nel pregiato marmo tasio, cioè un guerriero (unico pezzo pertinente al Foro esposto nel Museo dei Fori Imperiali), un togato e un personaggio seduto, personaggi di rango imperiale. Sulla facciata verso la piazza, si trovava invece un attico con sculture di Daci prigionieri, alternati a scudi ornati da teste ritratto: tra queste ci sono giunte quella di Agrippina Minore e quella di Nerva.

Le attività principali nel foro furono di svolgimenti di uffici giudiziari, amministrativi e legislativi, Sappiamo che vi vennero promulgate numerose leggi, che vi si tenevano i processi giudiziari, ma anche che fu sede di cerimonie pubbliche: vi vennero pubblicamente bruciati i documenti di archivio dei debiti verso il fisco condonati da Adriano.

La Basilica Ulpia

Così chiamata perché l’imperatore faceva parte della gens Ulpia, la Basilica si affacciava sulla piazza con un rialzo di gradini. Lo spazio interno era caratterizzato da cinque navate da quattro file di colonne di granito. Alle due estremità del grande rettangolo vi erano due esedre (incavi semicircolari) chiuse da colonne, simili a quelle situate a metà dei portici laterali.

Le navate laterali erano coperte da volte in laterizio, mentre la navata centrale, sopraelevata, in modo da permettere l’apertura di finestre che dessero luce all’interno, doveva essere coperta da un tetto a capriata lignea.

La decorazione era ricchissima, come si evince dai lussuosi pavimenti di marmi colorati e dai fregi marmorei scolpiti. Si tratta probabilmente di uno dei più grandi edifici coperti mai costruiti nell’antichità, di certo la più grande basilica di Roma.

Della basilica è giunta fino a noi solo l’area centrale dell’edificio. Sono anche visibili, in parte ricostruiti, i gradini della facciata del portico, con alcuni fusti rialzati sul posto, blocchi di peperino del muro di fondo dei portici e delle esedre e parte della pavimentazione, nonché i resti della biblioteca occidentale, visibili al di sotto di una soletta in cemento che sostiene i giardini lungo via dei Fori Imperiali.

Le Biblioteche

Alle spalle della Basilica si ergevano due ampie sale, ai lati del cortile, ornate da due ordini di colonne con nicchie issate su alcuni gradini, e nel fondo un’edicola con frontone e con una statua.

Trattasi delle biblioteche in cui erano conservati, all’epoca di Aureliano, i libri lintei (insieme di scritti dell’annalistica romana redatti su lino) e che dovevano forse ospitare i decreti dei pretori. I pavimenti erano a grandi lastre in granito grigio, con fasce in marmo giallo antico.

Nello stretto cortile tra le due biblioteche, chiuso dal muro di fondo della Basilica e fiancheggiato dai portici con fusti in marmo che precedevano la facciata dei due ambienti, si trovava la Colonna Traiana, l’unico elemento giunto pressoché intatto del complesso del Foro.

La Colonna Traiana

Come menzionato nel paragrafo precedente, la Colonna Traiana è l’unico elemento della struttura del Foro ad essersi conservato quasi intatto. Costruita in blocchi di marmo di Carrara, la Colonna è alta complessivamente 40 metri circa, il solo fusto è alto 29,78 m. e sulla sommità, raggiungibile da una scala interna, era collocata la statua in bronzo dorato dell’imperatore, oggi sostituita da quella di San Pietro.

La Colonna isolata era un’antica forma di celebrazione di grandi personaggi, di cui nessun esempio precedente è però giunto fino a noi. L’autore è sconosciuto, nonostante se ne riconosca il valore artistico, evidente anche nei fregi inseriti nell’arco di Costantino.

La striscia figurata, dai margini rilevati e irregolari, sembra riprodurre un rotolo scrittorio, simile a quelli conservati nelle biblioteche adiacenti. Una sorta di nastro lungo 200 m., interamente coperto di rilievi, che dobbiamo immaginare dipinti e integrati con elementi e fregi metallici.

Come tutte le statue e i bassorilievi romani, era dipinta a colori vivaci, di cui restano poche tracce, ed illustrava, in una convessa spirale, le campagne dell’imperatore, che compare una sessantina di volte, in Dacia.

Consacrata, protetta dai papi, la Colonna venne copiata da numerosi artisti che nel Rinascimento si facevano calare con ceste dalla sommità lungo il fusto, per copiare i rilievi e trarne ispirazione per le loro opere.

I Mercati di Traiano

Come accennato nella versione Storica di questo articolo, i Mercati di Traiano, erano un complesso di edifici costruiti in laterizio (cementizio rivestito da un paramento in mattoni), in cui erano inseriti ambienti con piante diverse, disposti in maniera distinta, sui sei livelli che costituivano il monumento.

Questa disposizione consentiva il passaggio dall’articolazione curvilinea del Foro di Traiano, a quella rettilinea del tessuto urbano circostante. I Mercati erano destinati ad attività amministrative collegate ai Fori Imperiali, ma soprattutto ad ampie attività commerciali, nelle numerose taverne ai lati delle vie interne.

I lavori per la sua costruzione ebbero inizio, per opera di Apollodoro di Damasco, tra il 94 ed il 95 d.c. durante l’impero di Domiziano. L’inaugurazione dei Mercati avvenne tra il 112 e il 113 d.c., contemporaneamente al Foro di Traiano, per occupare e sostenere il taglio delle pendici del colle Quirinale. Essi sono separati dal Foro da una strada basolata.

Le aree edificate su sei livelli, sono collegate prevalentemente da scale, il cui uso ha fatto pensare a molti che l’utilizzo dei Mercati non fosse propriamente commerciale, per la difficoltà di carico e scarico merci mediante carri.

Esistevano tre livelli nella zona superiore del complesso, dove la Grande Aula e il Corpo Centrale, con taverne al livello della via e altri tre piani di ambienti interni, probabilmente uffici, destinati al funzionario preposto al vicino Foro, il procurator Fori Divi, si snodavano tra la via Biberatica (da bibier, bevanda) e l’area retrostante (oggi Giardino della Torre delle Milizie).

Si avevano infine tre livelli nella zona inferiore, dove il Grande e il Piccolo Emiciclo, articolati su tre piani, degradano verso il piano del Foro, dal quale sono divisi per mezzo di un altro percorso basolato. Pare infine che i vani del Grande Emiciclo potessero essere addirittura serviti come casse di sicurezza dei senatori.

Come verrà approfondito nella sezione Curiosità, dall’autunno del 2007 venne inaugurato il Museo dei Fori Imperiali nei Mercati di Traiano.

La Via dei Fori Imperiali

Nonostante non si tratti di un edificio o di un monumento dei Fori Imperiali, considerato l’impatto che la costruzione di tale strada ha avuto su questi ultimi, ci sembra appropriato dedicarle un approfondimento a parte.

Come accennato in precedenza, l’obiettivo dello spoglio e dei lavori di “pulizia” dei Fori dalle vecchie strutture, durante il medioevo, il rinascimento e non solo, venne ripreso in età moderna con il fine di realizzare un progetto che prevedeva l’apertura di una strada tra piazza Venezia e il Colosseo, quindi sul tracciato dell’attuale Via dei Fori Imperiali.

Una massiccia operazione di rimozione dell’intero quartiere venne effettuato tra il 1924 ed il 1932 per l’apertura di “Via dell’Impero”. In questa occasione furono distrutti, oltre alla collina Velia, decine di migliaia di metri cubi di antichità romane e fu rasa al suolo un’intera zona cinquecentesca con le sue chiese, i suoi palazzi ed orti, come accadde per il quartiere Alessandrino, voluto dal dal cardinale Michele Bonelli, nativo di Alessandria.

La mattina del 9 aprile 1932 Mussolini a cavallo tagliò il nastro inaugurale: fece seguito una massiccia sfilata di mutilati della Grande Guerra come ideale ricongiungimento dell’abnegazione patriottica moderna con il ricordo della potenza antica.

Dopo il 1945 la “Via dell’Impero” fu suddivisa e rinominata via dei Fori Imperiali nel primo tratto, poi piazza del Colosseo, via di S.Gregorio (dall’Arco di Costantino fino al Circo Massimo) ed infine via delle Terme di Caracalla.

Tra il 1932 ed il 1933 vennero posizionate lungo questa via quattro statue in bronzo (perfette riproduzioni degli originali, in marmo, conservati alcune in Campidoglio ed altre in Vaticano) di quattro Imperatori Romani, poste dinanzi ai corrispettivi Fori: Cesare (la prima ad essere stata collocata, come approfondito nella sezione Curiosità), Traiano, Ottaviano Augusto e Nerva.

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Introduzione
Edifici e monumenti