Fori Imperiali - Roma

Breve storia

Periodo monarchico (753 - 509 a.C.)

Prima della costruzione dei Fori sono state rinvenute tracce di insediamenti e di attività addirittura leggermente antecedenti al periodo monarchico. Si trattava di una serie di profondi solchi paralleli, incisi nel banco argilloso naturale, provocati dal passaggio continuo di veicoli con ruote che individuavano un vero e proprio percorso carrabile con andamento nord-sud, databili alla fine del XII secolo a.C.

Nel corso degli scavi realizzati dal Comune di Roma tra il 1998 e il 2008, è stata riesumata, nell’area meridionale di quella che poi fu la piazza del Foro di Cesare, una necropoli protostorica composta da sei tombe a incinerazione e da tre a inumazione, datata tra la fine dell’XI e l’inizio dell’VIII secolo a.C. (tra l’età del Bronzo finale e la prima età del Ferro).

Similmente al sepolcro scavato da Giacomo Boni agli inizi del Novecento presso il Tempio di Antonino e Faustina, nel Foro Romano, anche nel Foro di Cesare, sono stati ritrovati a pochi metri dalle tombe alcuni resti dell’abitato che, nel corso dell’VIII e del VII secolo a.C., si era insediato nella zona eliminando la necropoli. Il tutto fu progressivamente cancellato dalla frenetica attività edilizia che portò, nell’arco di circa centocinquanta anni, alla realizzazione dei Fori Imperiali.

Periodo repubblicano (509 - 27 a.C.)

I Fori (approfonditi nella seguente sezione di questo articolo) vennero edificati nel corso di un secolo e mezzo, tra il 46 a.C. e il 113 d.C., da parte di Giulio Cesare e degli imperatori Augusto, Vespasiano, Nerva e Traiano.

Il Foro di Cesare fu il primo dei Fori Imperiali di Roma, creato nel 46 a. C. per ampliare gli spazi del precedente Foro Romano, diventato ormai caotico e insufficiente per le dimensioni dell’Urbe e il numero dei suoi abitanti.

A differenza del Foro Romano si trattava di un progetto urbanistico studiato a tavolino: una piazza con portici sui lati lunghi e con al centro del lato di fondo il tempio dedicato a Venere Genitrice, da cui Giulio Cesare raccontava di discendere, attraverso Iulo, il progenitore della gens Iulia, figlio di Enea, a sua volta figlio di Venere.

Periodo imperiale (27 a.C. - 476 d.C.)

Il secondo Foro in ordine cronologico fu quello di Augusto, edificato nell’anno 2 a.C. Era largo 118 m. e lungo 125 m. La vista di oggi non rende l’idea della sua imponenza, offuscata com’è da vie ed edifici moderni. Il Foro infatti si estendeva molto più verso ovest, al di sotto dell’attuale Via dei Fori Imperiali.

Ottaviano aveva promesso di edificare a Roma un tempio dedicato a Marte Ultore, nella battaglia di Filippi del 42 a.c., dove insieme a Marco Antonio aveva sconfitto gli uccisori di Cesare.

Dopo la successiva sconfitta di Marco Antonio e la conquista dell’Egitto, il Senato conferì ad Ottaviano nel 27 a.c. i massimi poteri civili e militari, col titolo di Augusto. Fu così che egli potè finalmente mettere in atto la costruzione del Foro monumentale, finanziato con il bottino di guerra ottenuto su un terreno acquistato da privati, collocato sulle pendici del Quirinale. Il tempio di Marte fu edificato invece interamente a sue spese.

Il Foro o Tempio della Pace è uno dei Fori Imperiali di Roma, il terzo in ordine cronologico, considerato dai contemporanei come una delle meraviglie del mondo e fatto costruire da Vespasiano nel 75 d.C.

Fu concepito come un vasto quadrilatero circondato da portici, con il tempio inserito nel portico del lato di fondo. L’area aveva una superficie di 135 m. x 100. Non fu considerato in origine come uno dei Fori Imperiali, se non in epoca tarda, citato ,appunto, come Foro della Pace, conosciuto in precedenza con il nome di Tempio della Pace.

Nel 98 d.C. venne fatto erigere il quarto Foro Imperiale, quello di Nerva. Prima ancora dell’operato di quest’ultimo però, Domiziano decise di unificare i Fori precedenti, e nell’area irregolare rimasta libera tra il Tempio della Pace e i Fori di Cesare e di Augusto, fece edificare un’altra piazza monumentale che li metteva tutti in comunicazione tra loro.

Sorse sul sito dell’Argiletum, antico quartiere di età repubblicana diviso in due settori dall’omonima strada, che congiungeva il Foro Romano con la Suburra. A causa del poco spazio, il tempio che volle dedicare a Minerva, sua protettrice, venne edificato a ridosso del Foro di Augusto, mentre lo spazio rimanente fu utilizzato per un ampio ingresso monumentale, la Porticus Absidata.

La morte di Domiziano in una congiura fece sì che il nuovo complesso, già quasi terminato, fosse inaugurato dal successore Nerva, da cui il nome ufficiale del Foro, noto anche come Foro Transitorio per la funzione di transito tra i Fori.

Tra il 112 e il 113 d.C. venne eretto il quinto e ultimo Foro Imperiale, quello di Traiano. La sua piazza porticata fu la più grande mai costruita: un rettangolo di 120 m. x 60, mentre la Basilica Ulpia, edificata l’anno seguente, copriva uno spazio di 120 metri per 90. Il tutto su di un’area rettangolare lunga circa 300 metri e larga 180, un vero record.

La costruzione del Foro fu mossa, non tanto da intenti celebrativi, quanto dal bisogno di ampliamento degli spazi disponibili per l’amministrazione della giustizia, come dimostra il fatto che dal Foro Romano si era spostata in buona parte, alla fine della repubblica, in quello di Cesare e poi, sempre in buona parte, in quello di Augusto.

Insieme alla Basilica Ulpia, l’anno seguente venne inaugurata anche la Colonna Traiana, per mano dell’architetto Apollodoro da Damasco e, contemporaneamente al Foro, anche per contenere il taglio delle pendici del Quirinale, vennero costruiti i Mercati di Traiano. Fu inoltre rimaneggiato il Foro di Cesare e venne ricostruito il tempio di Venere Genitrice.

I Mercati di Traiano, in particolare, erano un complesso di edifici costruiti in laterizio (cementizio rivestito da un paramento in mattoni), che occupava tutti gli spazi disponibili, in cui erano inseriti ambienti con piante diverse, disposti in maniera distinta, sui sei livelli che costituivano il monumento.

Questa disposizione consentiva il passaggio dall’articolazione curvilinea del Foro di Traiano, a quella rettilinea del tessuto urbano circostante. I Mercati erano destinati ad attività amministrative collegate ai Fori Imperiali, ma soprattutto ad ampie attività commerciali, nelle numerose taverne ai lati delle vie interne.

Epoca medievale (476 - 1492)

Nonostante le modifiche, gli incendi, i restauri e le ricostruzioni, nel corso dell’antichità i Fori Imperiali mantennero intatte sia la loro conformazione architettonica che la loro funzione.

Le ultime scoperte hanno infatti rivelato che solo nel IV secolo venne dato l’avvio ai primi interventi di trasformazione degli spazi antichi, modificando anche il loro utilizzo, con finalità totalmente nuove e differenti rispetto a quelle per i quali i Fori erano stati costruiti. Queste lente modifiche condussero alla nascita di un panorama urbano completamente nuovo e in continuo cambiamento nel corso dei secoli.

Il Foro di Cesare fu colpito da un precoce processo di abbandono e di spoglio delle strutture antiche (Tempio di Venere Genitrice) per il recupero di materiale edilizio. Nel IX-X secolo nell’area del Foro, ormai quasi del tutto destrutturato, iniziarono a sorgere piccole case molto umili, in legno o mattoni in fango, che si raggrupparono in un piccolo villaggio e confinavano con aree coltivate prima a ortaggi e spezie, poi a vigna e alberi da frutto.

Incombeva su questo agglomerato di casupole il peso della Curia, trasformata da papa Onorio I (625-638) nella chiesa di Sant’Adriano e che, proprio grazie a tale modificazione, non fu demolita per il recupero di materiale da costruzione. Accanto ad essa, la più piccola chiesa di Santa Martina, è giunta a noi con la dedica ai Santi Luca e Martina.

Il Foro di Augusto, così come quello di Cesare, fu tra i primi a essere vittima delle demolizioni per il recupero di materiale edilizio. Si data infatti, tra la fine del V secolo e la prima metà del VI, la presenza di un’iscrizione rinvenuta sulla colonna, sicuramente appartenente al Tempio di Marte Ultore, che testimoniava che il pezzo stava per essere usato in una nuova costruzione. Il proprietario era un certo Patricius Decius, un membro della casata dei Deci.

La demolizione del Foro, in particolare del Tempio, ebbe fine nel X secolo, quando una comunità di monaci Basiliani edificò il proprio monastero sui resti del podio. Da questo momento l’area orientale del Foro di Augusto sarà occupata in modo definitivo da edifici di carattere sacro. Ai Basiliani, infatti, seguirono i Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, che qui impiantarono la loro prima sede romana.

Anche il Foro della Pace sembra essere aver subito trasformazioni importanti. Infatti, come emerso dagli scavi più recenti, verso l’inizio del IV secolo, vennero costruiti nella piazza edifici spogli di tipo commerciale. Nonostante ciò, il Foro continuò ad essere frequentato come tale e in quanto museo pubblico, in cui erano conservate opere sino agli inizi del VI secolo, secondo la testimonianza di diversi autori del tempo. Al pontificato di papa Felice IV (526-530) risale la trasformazione di una delle aule minori vicine all’aula di culto sul lato sud.

La demolizione di queste strutture terminò nel XIII secolo. Il Duecento è però anche il momento in cui in questa zona venne edificato uno degli edifici più spettacolari della Roma medievale: la Torre dei Conti, con una struttura a cannocchiale e piccole strutture di servizio, venne commissionata da papa Innocenzo III dei Conti di Segni e concepita come centro della residenza urbana della sua famiglia.

Le ultime scoperte hanno rivelato per il Foro di Nerva una situazione molto particolare. Nei primi secoli del Medioevo esso fu utilizzato come semplice percorso viario tra la Suburra e il Foro Romano. In seguito, nel pieno IX secolo, ai lati della strada furono costruite due residenze aristocratiche, dalla pianta rettangolare. La più ricca di queste dimore si affacciava sulla strada con un portico ad archi.

Tra fine XII e inizi XIII secolo vengono quasi interamente smontati, per il recupero di materiale edilizio, i muri perimetrali del Foro. In questo periodo vengono costruite nuove case, dall’aspetto più dimesso e spesso collegate a botteghe di macelleria.

Per quanto riguarda il Foro di Traiano, sappiamo che le sue strutture si mantennero tutto sommato in buono stato durante l’Alto Medioevo e che il complesso rimase quello di epoca romana almeno fino al IX secolo. Da allora le cose cambiarono drasticamente.

Al pieno IX secolo si data, infatti, l’asportazione sistematica delle lastre in marmo che componevano il pavimento della piazza, che nel secolo successivo fu occupata da edifici di abitazione, costruiti da un potente personaggio del tempo chiamato Kaloleus, il quale avrebbe dato il proprio nome alla piazza: il Campus Kaloleonis, poi divenuto “Campo Carleo”, toponimo in uso ancora oggi.

Tra XII e XIII secolo la piazza visse una nuova sistemazione edilizia: furono infatti costruite case a schiera dall’impianto stretto e lungo, con un piccolo orto dotato di pozzo sul retro. L’edificio di epoca medievale più imponente del Foro è tuttavia il grande ambiente a pianta rettangolare con contrafforti, costruito al limite sud della zona.

Rinascimento (1492 - 1789)

Durante il Rinascimento le modifiche apportate ai vari Fori non si fermarono di certo. Il Foro di Cesare vide nuove modificazioni alla chiesa di Santa Martina, che divenne monumentale grazie a Pietro da Cortona a partire dal 1635. Essa era il cuore dell’antica Accademia di San Luca.

Protagoniste di questa epoca del Foro di Augusto, invece, nel 1568 furono le Monache Domenicane dell’Annunziata, che costruirono una nuova chiesa e un nuovo convento in cui abitarono a lungo.

La parte occidentale del Foro di Augusto ebbe una sorte completamente diversa: rimasta disabitata per molti secoli, finì per trasformarsi in un’area verde, a volte impaludata, chiamata “Orto di San Basilio”. Alla fine del XVI secolo essa fu bonificata, e quindi occupata da un nuovo quartiere, detto “Alessandrino” dal soprannome del cardinale Michele Bonelli, che ne aveva promosso la realizzazione.

L’area del Foro della Pace fu invece occupata dal XVII secolo da edifici di abitazione, demoliti per l’apertura di Via dei Fori Imperiali. Stessa sorte toccò alle case che erano state costruite presso il Foro di Nerva.

Presso il complesso di Sant’Urbano, nella zona del Foro di Traiano, le case tardo medioevali erano state occupate da una fornace per ceramica che continuò a funzionare fino all’inizio del XVI secolo, quando ne era proprietario un tal Giovanni Boni da Brescia, morto intorno al 1520.

Nella stessa area sorsero inoltre numerose chiese, oggi non più esistenti: San Nicola de Columna, ai piedi della Colonna Traiana (demolita nel XVI secolo); Santa Maria in Campo Carleo; Sant’Eufemia, con l’annesso orfanotrofio femminile, e la chiesa dello Spirito Santo. Esistono invece ancora la chiesa di Santa Maria di Loreto e quella del Santissimo Nome di Maria, che ancora oggi fanno da sfondo per chi contempla la Colonna Traiana da sud.

Età contemporanea (1789 - attualità)

Le trasformazioni continuarono anche in epoca contemporanea. Il Foro di Cesare, ad esempio, vide la demolizione dell’Accademia di San Luca negli anni trenta del secolo scorso, insieme al fitto tessuto urbano composto da case ed edifici religiosi che nei secoli precedenti aveva occupato l’area del Foro.

Le Monache che abitarono presso il Foro di Augusto fino agli Anni Venti del secolo scorso, dovettero abbandonare la zona quando furono avviati i lavori di “liberazione” del Foro. Durante questi lavori fu scoperta, e poi demolita, l’antica chiesa di San Basilio, costruita a ridosso del muro di fondo del Foro e utilizzata prima dai Basiliani e poi dai Cavalieri.

Nel 1884, infine venne demolita la Chiesa di Santa Maria in Campo Carleo, stessa sorte toccò alla Chiesa di Sant’Eufemia e a quella dello Spirito Santo, demolite nel 1812. Come accennato nel paragrafo precedente, le altre basiliche sopravvissero fino ai giorni nostri.

Come menzionato in precedenza, l’obiettivo dello spoglio e dei lavori di “pulizia” dei Fori dalle vecchie strutture era finalizzato alla realizzazione di un progetto che prevedeva l’apertura di una strada tra Piazza Venezia e il Colosseo, quindi sul tracciato dell’attuale Via dei Fori Imperiali, già nel 1873. Inoltre, vi era l’idea di riportare in luce ciò che restava dei fori imperiali, sepolti sotto l’edificazione rinascimentale.

Durante il ventennio fascista, si riprese sia l’idea della strada di collegamento, sia quella di rendere visibili gli edifici imperiali. Per realizzare il progetto, furono sgomberati e demoliti tutti gli edifici medievali e moderni che occultavano i resti dei fori, così da favorire il riemergere delle strutture antiche sottostanti. La via fu inaugurata da Mussolini il 28 ottobre del 1932 e nel 1945 assunse il nome attuale di via dei Fori Imperiali.

Tra gli anni novanta e gli anni duemila, vennero ripresi gli scavi anche nelle zone archeologiche già indagate in precedenza. Tra i risultati più significativi si ricorda la scoperta della reale collocazione della statua equestre di Traiano, che si pensava fosse al centro del foro e che invece era situata lungo l’asse centrale.

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