Vittoriano - Roma

Statue e monumenti

Come accennato, il Vittoriano è ricco di maestose opere e monumenti di diversa epoca della storia romana. Alcuni dei più rilevanti sono stati citati nella sezione storica di questo articolo e verranno di seguito esposti in modo più dettagliato.

La Statua equestre di Vittorio Emanuele II

La statua equestre di Vittorio Emanuele II, nucleo centrale del Vittoriano, venne progettata da Enrico Chiaradia, autore individuato attraverso un concorso bandito nel 1884, con chiari riferimenti al monumento equestre di Marco Aurelio. L’opera è stata edificata (come accennato nella sezione precedente di questo articolo) a memoria del primo re della nuova Italia.

Venne costruito in seguito alla morte del monarca, ma completato solo nel 1927. Si tratta di uno dei monumenti più importanti e imponenti d’Europa. La scultura in questione è di bronzo e è alta 12 metri e lunga 10. Rappresenta il re in tenuta militare, mentre marcia su un destriero che incede con passo sicuro.

E’ la statua più grande della città, se consideriamo che l’intero complesso è alto 24 metri, includendo anche il piedistallo in marmo. Per realizzarla vennero fuse 50 tonnellate di bronzo, corrispondenti a innumerevoli cannoni del Regio Esercito.

Si narra che per celebrare il momento in cui il re Vittorio Emanuele III (nipote di Vittorio Emanuele II) vide la mastodontica opera, le autorità cittadine organizzarono un rinfresco a cui parteciparono 21 persone che avevano collaborato alla realizzazione del progetto. La tavola imbastita non era altro che la pancia del cavallo. Questo ci offre la percezione della grandezza dell’opera.

Pare, tuttavia, che Sacconi non fu soddisfatto della scelta di Chiaradia, perché considerava il suo linguaggio verista non compatibile con il classicismo del Vittoriano. La statua, alla morte di Chiaradia, nel 1901, venne completata dal fiorentino Emilio Gallori e una volta posta in opera conquistò il pubblico, ben lieto di potervi riconoscere i tratti dell’amato sovrano.

La Statue delle Città e Regioni Liberate

La statua equestre poggia su un basamento dove sono collocate le statue di 14 figure femminili allegoriche che rappresentano le città illustri e le regioni italiane liberate, scolpite da Eugenio Maccagnani. La città che ricopre un ruolo di rilievo tra quelle raffigurate è sicuramente quella di Torino, prima capitale d’Italia e città natale del re.

Le altre città, in senso antiorario, sono le cosiddette Madri Nobili, ossia le antiche capitali di Stati nobiliari italiani, storicamente convergenti verso il Regno d’Italia e verso la dinastia sabauda (di savoia), in quanto essa sposò la causa del Risorgimento. Ciascuna riportava i rispettivi simboli e tra queste troviamo: Firenze, Napoli, Amalfi, Pisa, Ravenna, Bologna, Milano, Genova, Ferrara, Urbino, Mantova, Palermo e Venezia.

Un posto esclusivo fu dedicato anche alle forze armate vittoriose nelle guerre risorgimentali: il Genio, la Marina, l’Artiglieria e la Cavalleria. Maccagni le raffigurò nella parte inferiore del basamento, ispirandosi all’adiacente Colonna Traiana.

Per quanto riguarda invece le statue delle regioni d’Italia, esse si trovano sul fregio del sommoportico, collocate sul cornicione e ognuna in corrispondenza di una colonna. Sono 16, come il numero delle regioni italiane all’epoca della costruzione del monumento.

In base alla tipologia del fregio e all’altezza delle statue, si può dedurre il richiamo al vicino Foro di Traiano. Ogni statua è alta cinque metri e fu affidata a uno scultore diverso, quasi sempre nativo della regione di cui avrebbe scolpito l’immagine. Il cornicione è impreziosito anche da aquile e teste di leone.

Nell’epoca in cui fu realizzato il Vittoriano, il metro di giudizio con cui vennero selezionate alcune regioni italiane, così come la denominazione di quest’ultime sono cambiati, e a loro volta i nomi delle statue non sempre corrispondono a quelli attuali.

All’epoca infatti l’Emilia-Romagna, ad esempio, era chiamata semplicemente Emilia e la Basilicata era chiamata Lucania. Inoltre, l’Abruzzo e il Molise sono rappresentati da un’unica statua, dato che a quel tempo costituivano un’unica regione.

Anche il Triveneto è rappresentato da un’unica statua, visto che il Trentino-Alto Adige e la Venezia Giulia all’epoca appartenevano ancora all’Impero austro-ungarico; la Valle d’Aosta e il Piemonte, sono ugualmente rappresentati da una sola scultura, poiché formavano una sola entità amministrativa: la regione Valle d’Aosta fu istituita solo nel 1948.

La Statua della Dea Roma

Al di sotto della statua equestre di Vittorio Emanuele II, troviamo una straordinaria figura femminile, ispirata ad Atena, dea greca della Sapienza, che campeggia al centro dell’Altare della Patria.

La statua rappresenta la Dea Roma, una grande ara votiva dedicata alla nazione italiana progettata dall’architetto Giuseppe Sacconi e realizzata dallo scultore bresciano Angelo Zanelli tra 1911 e il 1925.

All’interno di un’edicola con il fondo di mosaico dorato, la Dea si erge con il tipico abito romano e la pelle di capra, un elmo e una corona con teste di lupo, una lancia nella mano destra e la statuetta di una Vittoria alata nella sinistra. L’iconografia deriva dalle raffigurazioni di Atena, Minerva nel mondo romano.

La Scalinata e i suoi gruppi scultorei

Le scalinate esterne sono un elemento fondamentale del Vittoriano, proprio per la sua struttura a 3 livelli, dotata di ampi spazi riservati alla sosta dei visitatori. Ciò consente a questi ultimi di godersi una passeggiata patriottica ininterrotta tra le opere presenti, che hanno quasi tutte significati allegorici legati alla storia d’Italia.

Le scalinate esterne del Vittoriano conducono, partendo dall’ingresso di piazza Venezia, alla terrazza dell*‘Altare della Patria*, poi alla terrazza delle città redente e infine alle terrazze dei due propilei, che si affiancano al sommoportico costituendone i due ingressi.

La cancellata d’ingresso al Vittoriano, connessa alla scalinata centrale e lunga 40 metri, con un peso di 10.500 tonnellate, è opera di Manfredo Manfredi, ed ha la particolarità di poter scorrere verticalmente nel sottosuolo grazie a dei binari.

Ai lati dell’ingresso principale sono collocate due fontane: ad oriente troviamo la fontana che rappresenta Il Mare Adriatico dello scultore milanese Emilio Quadrelli; ad occidente la fontana con Il Mar Tirreno del piemontese Pietro Canonica. Entrambe le sculture, eseguite tra il 1908 e il 1911, sono ispirate alle due statue di fiumi che furono collocate da Michelangelo sulla piazza del Campidoglio.

Accanto della scalinata d’entrata, che rappresenta la prima piattaforma sopraelevata del Vittoriano, sono distribuite svariate sculture che accompagnano il visitatore verso l’Altare della Patria. Le prime statue che si incontrano sono due gruppi scultorei in bronzo dorato, con soggetti ispirati al pensiero di Giuseppe Mazzini (patriota risorgimentale, politico, filosofo e giornalista italiano).

Si tratta de Il Pensiero e L’Azione (il primo a sinistra e la seconda a destra della scalinata, per chi proviene da piazza Venezia), a cui seguono altri due gruppi scultorei (anche in questo caso uno per ciascun lato) che raffigurano altrettanti Leoni alati e infine, in cima alla scalinata, prima dell’inizio della terrazza dell’Altare della Patria, due Vittorie alate.

La scelta di questi personaggi è legata ad uno specifico significato simbolico. Il Pensiero e L’Azione sono stati infatti due elementi determinanti nel processo di unificazione italiana, poiché motori del cambiamento storico e sociale del tempo. La forma delle due sculture richiama le caratteristiche intrinseche dei due concetti: L’Azione ha un profilo spigoloso, mentre Il Pensiero è più circolare.

Nel dettaglio, per mano di Giulio Monteverde, un Genio alato di bronzo rappresenta Il Pensiero, che poggia una mano sulla personificazione de La Saggezza, da cui prende allegoricamente ispirazione, e che aiuta Il Popolo a risollevarsi incitato dalla dea Minerva. La composizione è completata dal Genio della Guerra che affila le armi pronto alla lotta, e da La Discordia, che ha in mano una torcia e un flagello, grazie ai quali mette in fuga La Tirannide, che ormai è allo stremo.

L’Azione, creata da Francesco Jerace, è rappresentata da un gruppo di soldati dell’esercito sabaudo, e solleva la bandiera d’Italia su cui sono riportati i termini “Italia” e “Vittorio”, mentre un Leone di Venezia abbatte l’oppressore, una donna con in mano una clava è pronta a scagliarsi contro il nemico e un giovane garibaldino (unica figura di tutto il Vittoriano, oltre alla statua equestre di Vittorio Emanuele II, con abiti contemporanei) si prepara ad attaccare.

I due Leoni alati, opere di Giuseppe Tonnini, sono due statue marmoree che rappresentano il felino alato accovacciato sulla balaustra. Essi rappresentano l’iniziazione dei patrioti che decidono di unirsi all’impresa di unificazione italiana motivati da ardore e forza, le quali controllano anche il loro lato istintivo.

Le Vittorie alate, di Edoardo Rubino a sinistra e di Edoardo de Albertis a destra, oltre a rievocare i successi militari e culturali dell’epoca romana, simboleggiano anche la buona sorte che ha condotto alla realizzazione dell’unità nazionale. Sono due statue bronzee che rappresentano una Vittoria alata svettante su un basamento decorato da rostri.

Il Terrazzo dell’Altare della Patria e i suoi gruppi scultorei

Subito dopo le statue delle Vittorie alate, si accede al terrazzo dell’Altare della Patria (di cui si parlerà più approfonditamente in seguito), prima piattaforma sopraelevata del Vittoriano, che è dominata centralmente dalla statua della dea Roma, già approfondita, e dal sacello del Milite Ignoto (anche questo spiegato successivamente).

Sul terrazzo dell’Altare della Patria si trovano anche i gruppi scultorei in marmo botticino che simboleggiano i valori fondanti del giovane Regno d’Italia. I quattro hanno un’altezza di 6 metri e sono situati a destra e a sinistra dell’ingresso alla terrazza dell’Altare della Patria (due per parte).

Sono collocati lateralmente alle statue de Il Pensiero e de L’Azione e in corrispondenza delle fontane dei due mari, lungo i parapetti che si affacciano su piazza Venezia. Ciò non è un caso: i concetti espressi da questi quattro gruppi scultorei, La Forza, La Concordia, Il Sacrificio e Il Diritto, sono la conseguente derivazione delle due statue sopra citate.

La Forza, triangolare e spigolosa, è opera di Augusto Rivalta, ed è situata a sinistra del parapetto che sovrasta la fontana dell’Adriatico. La statua è rappresentata da un giovane e possente centurione romano che domina un balestriere medievale; e da un lavoratore che regge un piccone.

Anche in questo caso la scelta dei soggetti non è casuale: il medioevo era infatti un’epoca in cui l’Italia come la si conosce oggi non esisteva, era composta da tanti piccoli stati divisi. In epoca romana invece la nazione era unita sotto il dominio dell’impero.

La Concordia, opera di Lodovico Pogliaghi, è situata a destra del parapetto che sovrasta la fontana dell’Adriatico. E’ rappresentata da un personaggio femminile centrale e dotata di cornucopia (corno dell’abbondanza) che accompagna un senatore romano, il quale rappresenta Il Principato, ovvero la monarchia sabauda, e un giovane, che invece simboleggia Il Popolano, ovvero il popolo italiano.

Altra scultura che emerge è quella de La Famiglia, nelle sembianze di una donna con in braccio un bambino che rappresenta la nascita del nuovo Stato. In generale, il gruppo scultoreo considera metaforicamente la nascita del Regno d’Italia come un’intesa tra la monarchia sabauda e il popolo italiano.

Il Sacrificio, realizzato da Leonardo Bistolfi, si trova a sinistra del parapetto che sovrasta la fontana del Tirreno. Il gruppo scultoreo è composto da quattro figure con al centro un giovane combattente morente, sostenuto da uno schiavo liberato, con le catene ai polsi spezzate, simbolo della riconquista della libertà e dignità, ottenute grazie al sacrificio del guerriero, il quale riceve un bacio simbolico dalla figura del Genio della Libertà, protesa verso di lui.

Completa il gruppo scultoreo una donna che personifica, ancora una volta, La Famiglia: le donne, durante il periodo risorgimentale e non solo, erano infatti viste come uno degli esempi più importanti del sacrificio, in quanto dovevano immolarsi per il bene del nucleo familiare. La statua nella sua totalità è connessa alla precedente scultura, La Forza, in quanto quest’ultima è imprescindibile per dotarsi dell’energia spirituale necessaria per compiere sacrifici.

Il Diritto, infine, realizzato da Ettore Ximenes, si trova a destra del parapetto che sovrasta la fontana del Tirreno. Il gruppo scultoreo è formato da quattro figure. Al centro è visibile La Libertà, che ha appena trafitto con una spada La Tirannia, accasciata al suolo. Diritto, nel frattempo, la guarda come per rivendicare il suo ruolo, rifiutato dai governi totalitari. Sullo è presente Il Popolo, sostenuto nella sua lotta per la causa nazionale dai primi due.

Il Sommoportico e i Propilei

Il primo è il portico del Vittoriano, così chiamato per la sua collocazione alta. E’ già stato nominato in precedenza in questo articolo poiché sede del fregio in cui compaiono le 16 statue rappresentanti i simboli delle regioni italiane.

E’ lungo 72 metri e è coronato da 16 solenni colonne alte 15 metri. Il soffitto venne progettato da Gaetano Koch nel 1907 e terminato due anni dopo da Giuseppe Tonnini, decorato con dipinti e allegorie delle scienze.

Tanto il sommoportico, quanto i propilei rappresentano il punto più elevato del Vittoriano.

Ciascun propileo è dominato da due statue bronzee raffiguranti quadrighe, ovvero veloci carri a due ruote trainati da quattro cavalli, guidate da Vittorie alate, portavoci della vittoria in battaglia, comunicata tramite un messaggio divino.

Le due quadrighe riportano iscrizioni latine: “CIVIUM LIBERTATIS” a destra e “PATRIAE UNITATI” a sinistra. La prima simboleggia metaforicamente la libertà dei cittadini ed è opera di Paolo Bartolini. La seconda è un’allegoria dell’unità della patria ed è stata realizzata da Carlo Fontana.

Grazie a due scalinate d’ingresso trionfali, che si trovano su un ripiano connesso alla terrazza delle città liberate, si possono raggiungere gli spazi interni del sommoportico e dei propilei.

Alla base della scalinata d’ingresso dei propilei sono situate quattro statue di Vittorie alate su colonne trionfali, edificate nel 1911. Di fronte al propileo di sinistra troviamo la Vittoria alata con palma e serpente, opera di Nicola Cantalamessa Papotti, alla destra del propileo di sinistra è collocata invece la Vittoria alata con spada di Adolfo Apolloni. Di fronte al propileo di destra, situate rispettivamente a destra e a sinistra, sono state realizzate da Arnaldo Zocchi e da Mario Rutelli, due Vittorie alate con corona d’alloro.

Gli spazi interni dei propilei, sono anch’essi decorati con rappresentazioni metaforiche delle virtù e dei sentimenti, sotto forma di mosaici. Si tratta anche qui di personificazioni allegoriche che hanno animato gli italiani durante il Risorgimento.

La decorazione del soffitto del propileo di sinistra venne affidata a Giulio Bargellini, i cui mosaici rappresentano figurativamente La Fede (resa dalla raffigurazione del popolo che consacra i propri figli alla patria, con sullo sfondo una città che ricorda Gerusalemme), La Forza (un guerriero che accompagna un giovane all’incontro con una donna armata di spada), Il Lavoro (personificato da una famiglia di agricoltori) e La Sapienza (rappresentato da un maestro in cattedra di fronte ai suoi alunni seduti sui banchi).

La decorazione del soffitto del propileo di destra fu invece affidata ad Antonio Rizzi, che rappresentò La Legge, composta dalle allegorie della Giustizia seduta sul trono, della Sapienza, della Ricchezza, della Prudenza, della Fortezza e della Temperanza, ognuna con le sue caratteristiche distintive.

Troviamo poi Il Valore, un giovane che tempra la sua spada sulle ali della Libertà e che è attorniato dai fondatori della stirpe italica, tra cui Enea e Ascanio; La Pace, una figura femminile che regge un fascio di grano e da altre figure che portano i frutti della terra, e L’Unione data dall’incontro tra un giovane e La Poesia.

Le porte interne che conducono dai due propilei al sommoportico sono ornate di sculture allegoriche rappresentanti le arti: l’Architettura e la Musica, che si trovano nel vestibolo di sinistra e che sono opera di Antonio Garella, e la Pittura e la Scultura, che sono situate nel vestibolo di destra e che sono state costruite da Lio Gangeri.

L’interno del sommoportico ha un soffitto a cassettoni che, come accennato in precedenza, è stato progettato da Gaetano Koch, è chiamato “soffitto delle scienze”. Quest’ultimo deve il suo nome alle sculture in bronzo di Giuseppe Tonnini che rappresentano le Allegorie delle Scienze.

Esse sono figure femminili che rappresentano la Geometria con compasso e squadra, la Chimica con storta e distillatore, la Fisica con lanterna e barometro, la Mineralogia con un cristallo di quarzo, la Meccanica con ruota dentata, la Medicina con coppa e bastone di Asclepio, l’Astronomia con il globo dello zodiaco e la Geografia con goniometro e globo terrestre.

Altre sculture presenti all’interno del sommoportico sono i Trofei d’arme, costituiti da un insieme di scudi, corazze, alabarde, lance, bandiere, frecce e faretre; in un trofeo si mostrano gli emblemi della Casa Savoia, ossia la corona d’Italia, l’aquila con lo scudo crociato e il collare dell’Annunziata.

L’Altare della Patria

L’Altare della Patria, situato sulla sommità della scalinata d’ingresso, rappresenta una grande ara votiva alla nazione ed è la parte più nota del Vittoriano, nonché quella con cui viene spesso, erroneamente, identificato. La sua notorietà, probabilmente, è tale da generare un’associazione tra i due del tipo “una parte per il tutto”, come nel caso della figura retorica della sineddoche.

Il monumento è dominato centralmente dalla statua della dea Roma, già approfondita, e dal sacello del Milite Ignoto (spiegato nel paragrafo successivo). Il progetto fu ideato dallo stesso architetto del Vittoriano, Giuseppe Sacconi, ed eseguito dallo scultore lombardo Angelo Zanelli.

Quest’ultimo, vinse un concorso per la costruzione dell’opera, appositamente indetto nel 1906 e che era ancora in atto al momento dell’inaugurazione del Vittoriano, il 4 giugno 1911. Il modello di Zanelli, allora presentato, risultò vincitore per acclamazione del pubblico su quello dell’altro finalista, Arturo Dazzi. Zanelli consegnò poi l’opera nel 1925.

Oltre alla Dea Roma e al sacello del Milite Ignoto, il Vittoriano è composto anche da due bassorilievi, sui lati, entrambi concepiti come cortei. La loro concezione generale richiama le Bucoliche e le Georgiche di Virgilio, che completano con la statua della divinità romana il trittico dell’Altare della Patria.

Il significato allegorico che collega i bassorilievi alle opere di Virgilio è dovuto alla volontà di rendere concettualmente l’animo italiano. Nelle Georgiche è infatti presente il richiamo all’Eneide, che narra la leggendaria storia di Enea, progenitore del popolo romano, mentre in entrambe le opere di Virgilio è rievocata l’operosità nel lavoro degli italiani.

Il bassorilievo a sinistra dell’Altare rappresenta il trionfo del Lavoro e converge scenograficamente verso la dea Roma con le seguenti allegorie (da sinistra a destra): Agricoltura, rappresentata da tre figure: l’Allevamento, la Mietitura, la Vendemmia e l’Irrigazione; Genio alato del Lavoro, dato da una figura che sale su un grande aratro trionfale e l’Industria, una trave da cui pende una pesante incudine, su di cui una mano femminile posa una corona di quercia, simbolo della forza.

Il secondo bassorilievo, a destra della statua della dea Roma, rappresenta il Trionfo dell’Amor Patrio e converge anch’esso spazialmente verso la statua della divinità romana. E’ composto da alcuni personaggi allegorici, da sinistra a destra.

Esse sono note come*: Figure femminili che portano corone onorarie a Roma,* tre figure seguite dalle insegne legionarie, il Genio dell’Amore di Patria e l’Eroe, il cui mantello è sollevato da due figure femminili, si appoggia alla grande spada dei Titani; infine il Braciere del fuoco sacro della Patria, appeso a una trave, elemento presente simmetricamente anche nel corteo del Trionfo del Lavoro.

Dalla terrazza su cui si erge l’Altare della Patria si accede alle due Porte dei Musei, ovvero gli ingressi agli ambienti destinati all’esposizione di materiali del periodo del Risorgimento. Esse presentano sulla sommità quattro sculture (1900-1905): La Politica del marchigiano Nicola Cantalamessa Papotti; La Rivoluzione del romano Ettore Ferrari; La Filosofia e La Guerra del leccese Eugenio Maccagnani.

Il Sepolcro del Milite Ignoto

In questo articolo è stato più volte menzionato il personaggio del Milite Ignoto, per via dell’importanza di quest’ultimo rispetto all’Altare della Patria e al Vittoriano in generale. E’ importante quindi chiarire maggiormente il ruolo e la storia di questa figura.

Il suo sacello è una delle opere situate all’interno dell’Altare della Patria e l’idea iniziale di realizzarlo fu del colonnello Giulio Douhet, il quale propose di seppellire i resti di un soldato sconosciuto che incarnasse simbolicamente tutti i caduti e i dispersi italiani nella Prima Guerra Mondiale.

La Tomba venne quindi edificata come monito e memoria e il Milite stesso divenne il il simbolo della Patria. Il governo con a capo Ivanoe Bonomi, dopo svariati rinvii, convertì in legge, nell’agosto del 1921, la realizzazione della sepoltura, idea avanzata dal ministro della Guerra Luigi Gasparotto.

Si decise che il corpo del caduto doveva essere scelto tra quelli che il conflitto aveva provato maggiormente, nelle zone al confine nord-orientale dell’Italia (fu infatti impossibile identificare il cadavere a causa delle gravi ferite), e che doveva essere poi trasportato solennemente in treno per essere, infine, sepolto nel Vittoriano.

Vennero selezionati, riesumati e riuniti nella cattedrale di Aquileia, 11 cadaveri provenienti da diverse zone di battaglia. La salma venne scelta da una donna triestina, Maria Bergamas, madre di un caduto che era andato in battaglia volontariamente. Poiché non fu possibile identificare il figlio per ovvie ragioni, la donna scelse una salma a caso, il 28 di ottobre.

Il Milite venne trasferito a Roma fra due ali di popolo, in un viaggio lungo e doloroso. Arrivata a Roma dopo avere attraversato l’Italia, tra il sentito omaggio popolare, la bara dell’Eroe della Nazione, portata a spalla da 12 decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare, risalì la bianca scala del Vittoriano.

Il 2 Novembre del 1921, nel giorno dei morti, venne celebrata una messa nella chiesa di Santa Maria degli Angeli e due giorni dopo, data dell’Unità Nazionale e festa delle Forze Armate Italiane, la bara fu sepolta nel Vittoriano, con un grande rito commemorativo.

Sullo sfondo erano collocate le Bandiere di Guerra dei Reggimenti che avevano partecipato al conflitto, le truppe schierate, i reduci, i feriti, una grande folla commossa; e persino il re Vittorio Emanuele III, con tutte le alte cariche dello Stato. Quel giorno, il “Soldato Ignoto” divenne il simbolo dei 650.000 caduti della Grande Guerra e di tutti coloro che si erano sacrificati per Amor di Patria.

In sua difesa vigilano il sepolcro reparti delle forze armate in picchetto d’onore e con atteggiamento solenne, stazionando giorno e notte, accompagnati dalla fiamma eterna collocata sul braciere sotto l’Altare della Nazione.

Il Museo Centrale del Risorgimento

Il Vittoriano, con la sua gigantesca mole e in seguito a varie ristrutturazioni, ospita da anni mostre e eventi di carattere storico e artistico. Il Museo Centrale del Risorgimento rientra all’interno di queste aree espositive.

Il percorso attuale del Museo intende illustrare i principali momenti degli eventi storici che hanno portato all’Unità d’Italia dalla fine del XIX secolo alla Prima Guerra Mondiale. La visita diventa così un viaggio nella memoria del Risorgimento con alcuni materiali che possono essere oggi utili alla ricostruzione del recente passato italiano: dai dipinti alle uniformi; dalle incisioni ai cimeli, dalle fotografie alle armi.

Le sue origini risalgono al 1906, anno della sua fondazione, quando venne inglobato nel Vittoriano mentre il processo di edificazione non era terminato. Si trova all’interno dell’Ala Brasini, alle spalle della Basilica dell’Ara Coeli.

Nelle sale del Museo sono esposte circa 500 opere d’arte, suddivise in varie sezioni. La prima sezione riguarda i principali protagonisti del Risorgimento e ospita un archivio ricchissimo di materiale che include manoscritti, lettere, incisioni, statue e dipinti che narrano le vicende dell’epoca.

E’ poi presente una galleria suddivisa in sezioni dedicate alle fasi delle lotte risorgimentali: la Restaurazione, l’insediamento della Repubblica Romana (1849), le imprese dei Mille (1860), il ricongiungimento di Roma all’Italia (1870).

Sono poi esposti dei blocchi tematici riguardanti questioni storiche come il brigantaggio, la satira politica, la bandiera italiana, le monete etc. L’ultima sezione è totalmente dedicata ai cimeli della Prima Guerra Mondiale, tra i quali è incluso il carro armato utilizzato per il trasporto della salma del Milite Ignoto nel 1921.

Il Sacrario delle Bandiere

Il Tricolore (la bandiera con i colori verde, bianco e rosso) è il simbolo dell’Italia. Il Sacrario, completato nel 1935, conserva le Bandiere di Guerra dell’Esercito Italiano, dalle prime del 1861 a quelle dei Reggimenti disciolti dopo la Prima Guerra Mondiale. Sono incluse così sia le Bandiere di Guerra che già si trovavano presso Castel Sant’Angelo, sia le bandiere ancora in custodia presso i Comandi di appartenenza.

Queste bandiere sono la prova del valore e del sacrificio dei soldati italiani che lottarono mossi da un comune amor di Patria, sotto l’insegna di uno stesso stendardo. E’ proprio per evidenziare il ruolo quasi sacrale di quest’ultimo, che il luogo prescelto per questa esposizione fu l’interno del Vittoriano, accanto alla tomba del Milite Ignoto.

Tutt’oggi il Sacrario custodisce ed espone le bandiere di tutte le forze armate dello Stato. All’interno delle ampie teche esse sono raggruppate secondo le varie appartenenze: Esercito (Fanteria, Cavalleria, Genio, Artiglieria, Bersaglieri), Marina, Aeronautica, Carabinieri, Guardia di Finanza e Guardia di Pubblica Sicurezza.

Oltre alle bandiere, il Sacrario contiene anche una vasta collezione di armi e mezzi di guerra, come il Motoscafo Anti Sommergibile, più noto con l’acronimo di M.A.S., il relitto del Sommergibile costiero Scirè Classe Adua, il Siluro a Lenta Corsa SLC (il celebre Maiale) o il Bleriot X, un aeroplano dei primi del Novecento, che montava un motore progettato da un ingegnere italiano.

Il Salone delle Grandi Mostre

Grazie alle sue dimensioni (700 mq di estensione) il Salone delle Grandi Mostre rappresenta il più grande e prestigioso spazio espositivo dell’Ala Brasini; ospitando per tradizione, sin dalla sua apertura, le grandi mostre d’arte. E’ situato al primo piano del Vittoriano, e vi si accede attraverso un’imponente scala (o un ascensore finalizzato per lo più al trasporto di disabili e categorie protette).

Le caratteristiche spaziali dell’ambiente fanno sì che sia articolato in numerosi locali, per cui il salone si presta ad ospitare mostre complesse, suddivise in temi e sezioni. Un secondo livello soppalcato, nello spazio centrale, consente un’affascinante visuale sul piano inferiore, permettendo la fruizione delle opere da punti di vista e prospettive differenti.

Negli ultimi anni lo spazio ha ospitato mostre di livello internazionale, come quelle dedicate a Pollock, Andy Warhol, Monet etc.

Il Salone Centrale

Il Salone Centrale è situato al piano terreno dell’Ala Brasini e si estende su una superficie di 400 mq circa. La sua funzione è quella di ospitare solitamente mostre temporanee.

L’elegante scalea (scala di carattere monumentale, per lo più collocata all’aperto o all’ingresso di edifici importanti), che introduce il visitatore all’interno della Sala può essere utilizzata come area d’ingresso all’esposizione ed è visibile dall’entrata del monumento.

Per via della sua forma quadrata, La Sala, dotata di quattro pilastri disposti regolarmente, trasmette la suggestione di un anello esterno e di una raccolta porzione centrale. Ciò fa sì che lo spazio si presti a svariate declinazioni allestitive, che possono essere realizzate attraverso l’inserimento di pareti e setti removibili, finalizzati a definire le sezioni o creare percorsi alternativi.

La Sala Giubileo

La Sala è opposta al Salone Centrale ed è adiacente alla scalea che conduce allo spazio dedicato alle grandi mostre d’arte, pertanto gode di una posizione privilegiata e di una straordinaria visibilità.

Lo spazio si sviluppa in due zone adiacenti, un corridoio con due pareti opposte interamente rivestite di pannellature che si apre in una graziosa sala, per una superficie complessiva di 150 mq. La Sala Giubileo può ospitare sia piccole esposizioni temporanee, che eventi speciali.

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Introduzione
Statue e monumenti