Pantheon - Roma

Elementi architettonici

Come accennato, il Pantheon è ricco di maestose strutture e opere. Alcune delle più rilevanti sono state citate nella sezione storica di questo articolo e verranno di seguito esposte in modo più dettagliato.

Le Fondamenta

Le fondamenta sono realizzate in calcestruzzo e sono profonde quasi cinque metri e spesse circa 7. Con il tempo subirono dei danni causati probabilmente dalla natura paludosa del terreno su cui venne costruita l’opera.

Per questo, in un primo momento, vennere applicati degli anelli di rinforzo e, in un’epoca successiva, vennero inseriti altri elementi architettonici esterni e non previsti inizialmente, allo scopo di scaricare le forze di spinta.

La Rotonda

Si tratta della struttura centrale del Pantheon, primo elemento architettonico del tempio a livello cronologico. Il suo nome è inevitabilmente connesso alla forma cilindrica che la contraddistingue. Essa inoltre misura 43,3 m di diametro, esattamente come l’altezza massima della cupola e la parete è spessa 6 m.

L’opera è stata realizzata con una gettata di cemento ed è composta da un muro interno ed uno esterno, il tutto sorretto da 8 pilastri. Fra questi ultimi vi sono 7 archi di scarico inclusi nel muro esterno.

La Cupola

La Cupola del Pantheon, con un diametro di 43,3 metri è la parte più impressionante dell’opera, nonché la più grande mai costruita in calcestruzzo non armato. Fino al 1434, rimase la cupola più grande del mondo, fino a che il Brunelleschi costruì la cupola della Cattedrale di Firenze - con un diametro di 45 metri.

La costruzione di questa antica cupola romana è la dimostrazione del genio degli architetti romani, considerato che si trova ancora oggi intatta. Esternamente, la prima sezione della cupola non è visibile in quanto coperta dalle 7 cornici che hanno lo scopo di compensare le spinte orizzontali della costruzione. Internamente invece, alla stessa altezza, è ben visibile la curvatura della struttura.

Nel processo di costruzione della cupola, è stato necessario, date le sue importanti dimensioni, adottare una soluzione tecnica: l’alleggerimento del calcestruzzo, accoppiato ad altri materiali. La stessa soluzione è peraltro visibile in vari monumenti di epoca imperiale, come nel caso della Basilica di Massenzio, alle terme di Diocleziano.

La copertura originale del soffitto in bronzo è al giorno d’oggi mancante. Papa Urbano VIII ordinò di fondere il bronzo presente nelle cassette della volta (le aree rettangolari incassate nel soffitto) e nelle decorazioni del portico. Il materiale fu con tutta probabilità usato dal Bernini per creare il baldacchino dell’altare nella Basilica di San Pietro.

L’Oculus

Un’ impressionante caratteristica dell’interno è l’Oculus o Occhio. L’apertura circolare della cupola è l’unica fonte di luce del monumento. Oltre a provvedere all’illuminazione, l’Oculus era anche necessario a ridurre il peso della cupola. Inoltre, si credeva che attraverso questo foro la gente potesse essere più vicina agli dei.

L’Oculus ha un diametro di 9 metri e numerose leggende e funzioni sono legate ad esso, come approfondito più avanti in questo articolo.

The Oculus has a diameter of 9 m and several legends and functions are associated with this particular part of the work, as described in more detail later in this article.

Il Pronao e il Portico

Il tempio è preceduto da un pronao (spazio anteriore alle cellae/naos) di derivazione greca, dotato di 16 colonne corinzie che sorreggono il timpano (porzione di muro triangolare racchiusa all’interno della cornice del frontone). Quest’ultimo, in epoca romana, ospitava un altorilievo in bronzo che rappresentava la battaglia tra i giganti e le amazzoni.

Il portico, anch’esso in stile greco, è alto 34 m e presenta un colonnato frontale a 8 colonne corinzie. Il frontone, che adesso è vuoto, si pensa contenesse un emblema, come un’aquila o una corona in bronzo dorato che simboleggiava Giove.

Infine, il portico, costruito con marmo bianco, presenta decorazioni con rilievi che raffigurano ghirlande, oggetti preziosi e candelabri.

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Introduzione
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