Edifici e monumenti
Edifici e monumenti
Come accennato, Piazza Venezia è ricca di maestosi edifici, opere e monumenti di diversa epoca della storia romana. Alcuni dei più rilevanti sono stati citati nella sezione storica di questo articolo e verranno di seguito esposti in modo più dettagliato.
Il Palazzo Venezia
È anche grazie a questa struttura, se la Piazza è stata riconosciuta come luogo turistico, successivamente al fascismo. Ciò perché il Palazzo non è solo un glorioso edificio, ma ospita anche il Museo Nazionale del Palazzo di Venezia e l’Istituto Nazionale d’archeologia e Storia dell’Arte.
Dall’aspetto severo, con tre ordini di finestre, merlatura sul cornicione e un’imponente torre, quest’edificio è considerato una delle più significative opere civili del quattrocento romano, nonché il primo grande edificio del primo rinascimento romano.
Fu dimora del cardinale veneziano Pietro Barbo, futuro papa Paolo II, che lo fece edificare tra il 1455 e il 1464 utilizzando il travertino del Colosseo e del Teatro di Marcello. Ampliato poi dal nipote e cardinale Marco Barbo, assunse infine le forme attuali grazie al cardinale Lorenzo Cybo. Il Palazzo divenne dimora dei cardinali di San Marco e residenza papale.
Nel 1564, papa Pio IV Medici cedette parte del Palazzo alla Repubblica di Venezia (da cui il nome, come accennato nella sezione precedente), che vi tenne la sua ambasciata fino al 1797.
Dal 1567 al 1797, la sede diplomatica ospitò personaggi illustri come Borso d’Este Duca di Ferrara, il Re di Francia Carlo VIII e lo scultore Antonio Canova. Nel 1715, l’ambasciatore Nicolò Duodo, decise di effettuare dei lavori che integrassero il balcone che affaccia sulla Piazza e che divenne agli inizi del XX secolo il simbolo dell’epoca fascista.
Un altro ospite d’onore venne ricevuto a Palazzo nel 1770, quando l’incredibile Wolfgang Amadeus Mozart, all’epoca quattordicenne, si esibì in concerto nella cosiddetta Sala del Concistoro, in occasione di un suo viaggio in Italia.
Successivamente al trattato di Campoformio del 1797, con la caduta della Repubblica di Venezia, detta Serenissima (titolo del doge o capo di stato della Repubblica), il Palazzo divenne proprietà dell’Impero Austriaco che ne conservò la funzione di sede diplomatica.
Tra il 1806 e il 1814, durante la breve dominazione napoleonica, la struttura cadde in rovina a tal punto che il cortile interno venne adibito a mercato. Dopo la parentesi napoleonica, dal 1814 al 1916, ospitò la rappresentanza diplomatica austro-ungarica.
I lavori di restauro per riportare il Palazzo al suo antico splendore furono gestiti, negli anni seguenti, dall’architetto Anton Barvitius. L’attuale posizione dell’edificio è determinata solo dalla riprogettazione di Piazza Venezia nel corso della costruzione del monumento nazionale a Vittorio Emanuele II.
Nel 1916, il Regno d’Italia rivendicò il Palazzo all’Austria per il suo ruolo rappresentativo e patriottico. La costruzione del nuovo scalone monumentale progettato da Luigi Marangoni, è uno dei lavori più rilevanti a celebrazione dell’Unità d’Italia e delle aree sottratte all’Austria nella III guerra d’indipendenza (1866) e nella Prima Guerra Mondiale (1915-18).
All’estremità destra del Palazzo di Venezia, infine, quasi all’angolo con Via del Plebiscito si trova la cappellina della Madonna delle Grazie, comunemente detta la Madonnella di S. Marco e risalente al 1699.
Oggi il palazzo, le cui stanze di rappresentanza dal 1929 al 1943 furono destinate a sede del Capo del Governo e del Gran Consiglio del Fascismo, ospita, come accennato, il Museo di Palazzo Venezia e la Biblioteca dell’Istituto di Archeologia e di Storia dell’Arte.
Il Museo di Palazzo Venezia
Dal dicembre del 2014, il Museo è di proprietà del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, proprio insieme alla sopracitata Biblioteca dell’Istituto di Archeologia e di Storia dell’Arte.
La collezione di dipinti comprende capolavori dal XIII al XVIII secolo. Tra questi, ricordiamo l’Annunciazione ai donatori di Filippo Lippi e opere di Giotto Beato Angelico, Giorgione, Benozzo Gozzoli, Guercino, Pisanello, Guido Reni, Giorgio Vasari e Gian Lorenzo Bernini.
Nella loggia esterna si trova un lapidario. Un’importante collezione di armi è ospitata nel Museo, insieme ad una collezione di arazzi, monete e medaglie, tessuti, vetri e un assortimento di oggetti in argento e sculture in legno. Il piano terra della struttura è dedicato a illustri mostre.
Il Palazzo delle Assicurazioni Generali
La realizzazione del Palazzo delle Assicurazioni Generali si deve al progetto di Marco Besso, all’epoca Direttore e in seguito Presidente della compagnia stessa. Quest’ultima volle costruire la sede delle Generali nel cuore di Roma, vicino alla Colonna Traiana e ai Fori Imperiali.
Pensato nella zona di proprietà della famiglia Torlonia, il cui edificio fu distrutto, l’architetto Giuseppe Sacconi, nel ridisegnare la pianta di Piazza Venezia, volle ripetere le caratteristiche estetiche di Palazzo Venezia.
Per questo alcuni sostengono che la struttura non sia altro che una falsificazione architettonica, in quanto si tratta di un’imitazione di edificio rinascimentale. Il tutto poiché tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, a seguito della realizzazione del monumento a Vittorio Emanuele II, si volle strutturare la creazione di due quinte simmetriche al monumento al Re, che conservassero la simmetria della Piazza.
Il progetto del Palazzo fu poi predisposto da Arturo Pazzi, Alberto Manassei e Guido Cirilli, che riproposero l’eleganza delle linee e l’armonia di Palazzo Venezia, riprendendo addirittura la torre angolare quadrata e l’altezza stessa dell’opera.
L’edificazione dell’edificio ebbe luogo tra il 1906 e il 1911. Esso presenta una pianta trapezoidale, disposta intorno ad un vasto cortile con porticato decorato con stucchi e graffiti, con la funzione di corte d’onore tipica dei palazzi rinascimentali.
Il Palazzo Bonaparte
L’ultimo lato della piazza è delimitato dal Palazzo detto Bonaparte, uno degli storici edifici che disegnano i confini di Piazza Venezia, costruito tra il 1657 e il 1667 da Giovanni Antonio De Rossi per la famiglia D’Aste.
Passò in seguito ai Rinuccini, che lo acquistarono per la sua meravigliosa architettura, e nel 1818 alla madre di Napoleone I Bonaparte, Letizia Ramolino, che qui visse, dopo la caduta del figlio, gli ultimi anni della sua vita, morendovi nel 1836.
Nel 1905 poi, la struttura fu ceduta alla famiglia Misciattelli ma è tuttora conosciuta come Palazzo Bonaparte. Dal 1972 è proprietà dell’Assitalia. Dal 2019, dopo i lavori di ristrutturazione, l’edificio è aperto al pubblico e ospita mostre ed eventi; come quello del 2020, in cui venne esposta una raccolta di 50 capolavori di Camille Pissarro e Claude Monet.
Gli elementi del Palazzo che risaltano sono, senza dubbio, l’architettura barocca e gli affreschi settecenteschi, con l’aggiunta di tre file di finestre con timpani disuguali dominati da un piccola mansarda.
Il prospetto si compone di tre piani, ognuno con cinque finestre, dove i timpani si differenziano per il disegno sempre diverso. Quelle del secondo piano presentano timpani curvilinei e un leone a rappresentare il simbolo dei primi proprietari, i D’Aste.
Il primo piano è caratterizzato da un balcone ad angolo, coperto, uno dei pochi ancora superstiti, chiamati bussolotti o mignani, e da un belvedere in alto su cui si legge Bonaparte. Si racconta che qui Letizia Bonaparte passasse intere giornate seduta dietro il balcone coperto ad osservare le passeggiate dei romani.
La Basilica di San Marco
Incorporata in Palazzo Venezia (ne è la cappella palatina), la basilica venne edificata nel 336 d.C. da papa Marco in onore di San Marco Evangelista. Venne successivamente ricostruita nel 833 da papa Gregorio IV, che decorò l’abside con raffinati mosaici ad oggi presenti. Il campanile fu aggiunto nel 1154.
Fu poi Papa Paolo II nel 1465-1470 a volere il grande cambiamento nell’architettura della chiesa, quando la facciata, progettata dall’architetto Leon Battista Alberti, fu modificata in base allo stile rinascimentale con archi e un soffitto blu interno.
Il pontefice, essendo di origini veneziane, fece decorare il soffitto della navata con al centro lo stemma di Paolo II Barbo e destinò la chiesa alla comunità veneziana di Roma. All’interno la Basilica sembra essere medioevale e inoltre presenta la tomba di Leonardo Pesaro, figlio di un ambasciatore, scolpita da Antonio Canova.
L’aspetto attuale prese forma in tre diverse fasi dal 1735 al 1750, in seguito a dei lavori più impegnativi commissionati dal cardinale Angelo Maria Quirini, basandosi su un’idea di Filippo Barigioni.
All’epoca della costruzione del Vittoriano, come molti edifici, anche la Basilica subì delle modifiche e tra il 1947 e il 1949 vennero eseguiti altri lavori finalizzati a ridurre l’umidità presente nella struttura e venne inoltre riaperta e restaurata la cripta, a fini anche di ricerca.
Attualmente, della primitiva struttura si conservano poche tracce, per via dei lavori promossi dal pontificato Barbo sopracitato. La facciata, eretta con i travertini prelevati dal Colosseo e dal teatro di Marcello, è costituita da un portico a tre arcate su semicolonne con capitelli compositi e dalla loggia a paraste con capitelli corinzi.
Il campanile romanico risale al XII secolo mentre il portale di accesso alla chiesa è del cinquecento. L’interno basilicale ha perso molte delle caratteristiche rinascimentali sotto il pesante rivestimento decorativo del seicento e del settecento.
Nell’interno, suddiviso in tre navate, l’opera più mirabile si trova nell’abside, dove il mosaico del IX secolo raffigura Cristo con San Marco papa e i Ss. Agapito, Agnese, Felicissimo, Marco Evangelista e Gregorio IV; al di sotto, Cristo e gli apostoli.
Presso l’ingresso laterale vi è un monumento funerario, opera di Antonio Canova. Nell’altare del sacramento, in fondo alla navata, troviamo il San Marco papa, opera di Melozzo da Forlì, mentre nel presbiterio si conserva il corpo del santo in un’urna di porfido. La sacrestia, infine, conserva resti del ciborio originario, preziosi arredi e reliquiari insieme a un frammento di Crocifissione del XIII secolo.
Davanti alla chiesa di San Marco si trova la fontana della Pigna: si tratta di una delle dieci fontanelle rionali realizzate tra il 1925 e il 1927, e simboleggia il rione omonimo. È costituita da uno stelo al centro di un piccolo bacino, sul quale due corolle molto stilizzate sostengono una pigna; l’acqua esce da due cannelle laterali e si riversa nelle vaschette a fior di terra, circondate da quattro paracarri.
Il Monumento a Vittorio Emanuele II o Vittoriano
Il Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II o Mole del Vittoriano, chiamato per sineddoche Altare della Patria, è un complesso monumentale nazionale situato sul versante settentrionale del colle del Campidoglio, al centro della Roma antica e collegato a quella moderna grazie a strade che dipartono a raggiera da Piazza Venezia.
Il Vittoriano è stato ideato e progettato da Ettore Ferrari, Pio Piacentini e Giuseppe Sacconi, giovane marchigiano che nel 1882 vinse il concorso bandito per celebrare la morte di Vittorio Emanuele II avvenuta quattro anni prima.
Fu costruito a partire dal 1885, con i lavori che si conclusero nel 1935: tuttavia l’inaugurazione ufficiale e l’apertura al pubblico erano avvenute già nel 1911, in occasione degli eventi collegati all’Esposizione internazionale di Torino, durante le celebrazioni del 50º anniversario dell’Unità d’Italia.
Sacconi decise di rappresentare i temi della patria e dell’unità rappresentandoli sia allegoricamente che geograficamente. È quindi possibile trovare i gruppi scultorei del Pensiero, dell’Azione, della Concordia, della Forza e poco dopo le fontane dell’Adriatico e del Tirreno, le quadrighe dell’Unità e della Libertà che guardano dall’alto le statue delle regioni d’Italia.
Da un punto di vista architettonico è stato pensato come un moderno foro, un’agorà su tre livelli collegati da scalinate e sovrastato da un portico caratterizzato da un colonnato. Conserva anche l’Altare della Patria, dapprima un’ara della dea Roma e poi anche sacello del *Milite Ignoto (*come si vedrà nella sezione Curiosità di questo articolo).
Il monumento è stato realizzato in marmo botticino, anziché in travertino come originariamente previsto. Al suo interno si trovano degli spazi espositivi dedicati alla storia del Vittoriano stesso, oltre al Sacrario delle bandiere e la sede del Museo centrale del Risorgimento, che ripercorre il percorso che portò all’unità d’Italia e che ospita spesso interessantissime mostre.
È stato consacrato a un’ampia valenza simbolica rappresentando il sacrificio per la patria e gli ideali connessi. Il richiamo della figura di Vittorio Emanuele II di Savoia e l’Altare della Patria simboleggiano il complesso processo di unità nazionale e liberazione dalla dominazione straniera. Si può definire il luogo come un tempio laico in onore dell’Italia libera, unita e celebrante.
Fin dalla sua inaugurazione il Monumento ospitò importanti momenti celebrativi; ciò ha aumentato la sua funzione di simbolo dell’identità nazionale. Le ricorrenze principali si svolgono annualmente in occasione dell’Anniversario della liberazione d’Italia (25 aprile), della Festa della Repubblica Italiana (2 giugno) e della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate (4 novembre).
Durante queste ultime, il Presidente della Repubblica Italiana e le massime cariche dello Stato rendono omaggio alla chiesetta del Milite Ignoto in memoria dei caduti e dei dispersi italiani nelle guerre.
Dopo una chiusura di quasi 30 anni, dal 1969 al 1997, si assistette ad una rivalutazione dell’intero complesso del Vittoriano che appare ai più come un ottimo esempio dell’arte dei primi decenni dell’unità nazionale, una splendida fusione di Liberty, Eclettismo e Neoclassicismo.